Titolo: Secondo atto interattivo con la falciatrice. Non avrò tempo per te mi disse la morte….
Non avrò molto tempo per te, mi disse la morte, guardandomi incuriosita per il tipo di comportamento anomalo che si trovava ad affrontare. Per un numero incalcolabile di anni aveva avuto a che fare con le stelle, tenendo il controllo del loro stato degenere fino all’asintoto in supernove e fino al momentaneo, si fa per dire, stallo in neutroni, poi erano giunti gli organismi semplici ed infine si era dovuta dare un gran daffare con quelli sempre più complessi ed evoluti fino a quelli delle reti neurali di ultima generazione umana e aveva riscontrato l’incredibile varietà di comportamento di fronte alla sua presenza che sanciva l’ineluttabile fine dell’attività degenere organica in corso. Rari erano gli interventi in cui si doveva presentare anzitempo ed attendere l’arrivo del suo più stretto collaboratore, l’ultimo respiro, poi per lei si sarebbe trattato come sempre di un brevissimo attimo di tempo ancora e avrebbe infine chiuso la pratica per passarla agli elementi modificatori di massa. Questi ultimi avrebbero ridotto tutto a particelle elementari fino a raggiungere la vibrante azione delle “stringhe” che sulla base delle supposizioni astrofisiche e cosmologiche attuali, viene situata ad un nanopasso dall’EOS, l’energia che la rivoevosofia indica come sorgente in se stessa.
Dopo avermi lanciato la sua frase-bordata, meglio definirla tramvata, “non avrò molto tempo per te”, sua signoria si trovò di fronte al più anomalo dei comportamenti che si fosse mai potuta immaginare. In sostanza quell’organismo davanti al quale si era presentata per scandirne il turno, in vece di subire la sua funerea presenza non si stava scucendo né il baffo di destra e neppure quello di sinistra, quindi minimo minimo se ne dovette incuriosire.
Intendiamoci lei, la morte, ha stretto contatto con tutti gli elementi che governano le attività degeneri organiche e strutturali, quindi è al corrente dell’attività genomica di un organismo momento dopo momento. Anche nel caso di un intervento di alta violenza traumatica, quindi a tempi brevissimi, le cose non cambiano perché i principi che regolano l’attività della terminatrice esulano da quelli della matematica algoritmica. Per la “morte” il tempo e lo spazio sono delle situazioni, soltanto delle variabili di situazione che assumono presenza in alcuni fattori di questo universo, sulla base di calcolo necessaria alle reti neurali umane che si occupano della struttura organica all’interno di questa stratosfera.
In base a questa sua immancabile conoscenza del mio personale genoma in potente attività degenere e alla mia stretta relazione con esso, la morte sapeva già di cosa si sarebbe dovuta occupare e non era certo quella la sorpresa, quindi fu l’atteggiamento ad essere inaspettato. Un atteggiamento a dir poco anomalo, che oltretutto lasciava supporre un assoluta assenza di bluff, quindi stava accadendo qualcosa, qualcosa di nuovo, …e la morte fermò il tempo.
“Adesso devo prima chiarire un fatto. Non da molto ho avuto a che fare con i GR“Gene Regulators” e la relazione con il loro centro operativo è divenuta un vero divertimento, perché impostata con l’aiuto del centralinista del CEG, il Consorzio Energetico Geni, un gene dal nome “Pilotta”. Sarà quindi necessario dopo questo post introdurne uno con la prima telefonata effettuata al CEG, che per il momento ci faremo bastare, perché è molto lunga e presiede ad altre telefonate, tutte molto traenti, le quali diverranno parte di approfondimenti successivi. Ho già fatto intuire che possiedo montagne di dati significativi da riversare, oltre a quelli che inevitabilmente acquisisco sia giorno che di notte, quindi cercherò di fare le cose al meglio pensando a come renderle assimilabili senza mancare di suscitare sia interesse che divertimento”.
Ecco cosa accadde dopo, ad una certa distanza.
Senza assolutamente volerlo la mia testa ruotò di scatto senza alcun motivo e lo sguardo si fermò alla sedia di vimini, dove la morte ha lasciato in postazione la sua antiparticella. Ormai osservavo la zona in fretta e furia, di sfuggita, tanto per avere il controllo della situazione perché mi ero ormai abituato a quella presenza ferma silente e in costante osservazione, tanto che ad un certo punto la sentivo intima, come fosse una parte di me, ma in questa occasione annullo la mia precedente fuggevolezza e la guardo di nuovo con maggiore intensità perché qualcosa non mi convince. Mi soffermo sugli occhi, cosa che avevo cessato di fare subito dopo il colloquio del primo evento e… dopo un attimo apparentemente eterno, gli occhi, mi si sgranano da soli, perchè mi accorgo che oltre lo spiacevole e freddo esterno dei due bulbi oculari, di poco dietro, qualcosa o qualcuno rideva, ma non si trattava di una modalità ridente interna, bensì era più somigliante ad una formidabile sintesi sincrotronica di raggi x, gamma, infrarossi e onde radio insieme. Per colpa di una potente traenza entro in quegli occhi con la sensazione di entrare in un pezzo di questo universo lasciato lì davanti a me, oltre quei portali, poi come continuassi ad essere allacciato dagli stessi raggi di quella traenza, mi ci immergo profondamente per essere subito dopo letteralmente strappato via da uno scossone.
Come proveniente da una immensa profonda massa liquida, distinta, un subsuono assume la forma logica e coerente e distinta di una voce: sono io, non te ne sei accorto?
Respiro profondamente e la morte si accomoda meglio sulla sedia di vimini dicendomi: ho un attimo di pausa per quanto possa apparire assurdo che l’abbia, quindi mi sono fatta un regalo e sono venuta a trovarti direttamente. Poi quasi sconfermando l’idea del regalo che mi aveva momentaneamente rilassato, proseguì dicendo che non aveva comunque tempo da perdere e… fermandosi in una breve pausa si accomodò meglio scrutandomi con uno sguardo, ora, divenuto inespressivo. Sento improvviso un brivido ampio e sulla schiena, lungo tutto l’asse della colonna vertebrale, ho come la sensazione che mi scendano alcune gocce di sudore rosso-sangue, poi l’addestramento di anni ed anni si allinea su quello del giovane software della RES e la conoscenza, tutti i dati allineati e congiunti della mia rete neurale, mi inonda dicendomi che non ci sono problemi, la morte sta li e li rimane, non potrà alzarsi da quella sedia in altro modo da quello impiegato la volta scorsa, ovvero lasciando la sua antiparticella in postazione attiva. A quel punto apro uno splendido sorriso e la saluto con calore, ma gli dico che non l’abbraccerò né gli stringerò la mano, perché come lei sa sono un malato autoimmune e un implacabile igienista e…, appunto, non lo ritengo igienico! La morte sembra apprezzare la mia ironia, poi libera le sue mani posizionando la falce nell’incavo all’angolo della stanza e continua una conversazione di tipo subsonico osservando che sono in linea con tutto quello che sta avvenendo e che mi implementerà di dati, indicando qualcosa circa i GR.
Le mie orecchie si pizzano e incalzo con… che hai a che fare con i GR, morte, rendendomi subito conto di quanto elementare sia quella mia reazione. Altroché se la morte ha a che fare con i GR.
Sai bene incalza la morte, che il mio rapporto con i GR degli organismi è tanto intimo quanto quello che un elettrone può vantare con il suo positrone, quindi ho sempre tutti i dati che mi servono, a tempo zero, quindi conosco tutto quello che hai combinato al CEG, il consorzio energetico dei geni, e delle tue conversazioni con l’attuale centralinista, gene Pilotta, non mi manca neppure una virgola. Quindi conosco tutte le modifiche che hai e che continui ad apportare nell’ambito del consorzio, letteralmente coadiuvato da quelli che tu chiami rivoevosoficamente i GR, “geni regolatori” che si trovano in quella consistente parte del genoma che veniva in precedenza considerata spazzatura dall’ENCODE, l’organizzazione mondiale dell’MCS, la mente collettiva di sistema, che con i suoi ingegneri si occupa del genoma umano. Tutto questo mi ha subito generato un conflitto di interessi ma, pur se a collo storto, li ho digeriti ed ora mi sembra addirittura divertente vedere che la storia continua.
A questo punto prosegue la morte, posso mettere le carte in tavola e dirti che per la prima volta mi sono trovata in una condizione di interdizione, perché devi sapere che non ho alcuna possibilità di rivolgermi a qualcuno o a qualcosa. E’ vero, possiedo i disegni e conosco tutto quello che devo fare, ma in questo caso, e sarà la prima ed ultima volta, devo attendere in un modo inconsueto. Vedi, non si tratta semplicemente di attendere, ma mi sfuggono i parametri dell’attesa e quando in passato è accaduto questo fatto durante particolari frangenti di potere personale di un organismo umano oppure di eventi energetici di natura stocastica, che quindi neppure da me erano scrutabili alla prima occhiata, si trattava pur sempre di un disegno il cui spostamento della linea era comunque lì nei pressi. In questo caso, invece, mentre guardo dove è corretto che guardi, vedo una nebbia che ostacola la visione e se per un attimo mi sembra di vedere la soluzione, l’attimo dopo i miei dati entrano in uno stato caotico. So bene che la linea c’è, non può non esserci, e magari è proprio lì sovrapposta ma scolorita e non visibile subito, quindi prima o dopo, magari a forza di guardare meglio, la vedrò, però comunque l’anomalia energetica rimane.
A quel punto interrompo il soliloquio della morte e la esorto a sospendere l’imponente somministrazione di cibi carichi di luteina e zeaxantina, necessari a fargli vedere bene tutto, cosicché la sua visione, potesse di lì in avanti, perdere nitidezza, poi proseguo consigliandogli una alimentazione ricca sulla base di soli pane, pasta, pizza e dolci con una cinquantina di grammi di proteine nobili al giorno, tanto per minare del tutto…, “chi più ne ha ne metta”. Gli assicuro che se mi assumesse gli garantirei una validissima collaborazione, visto quello che ho dovuto fare in oltre 40 anni per rallentare l’attività degenere del mio organismo, inoltre lei non può non essere al corrente della montagna di dati che ho accumulato in area alimentare nei confronti di un addestramento di natura triplice: strutturale, organico ed energetico.
La morte mi guarda scuotendo lentamente la testa e mi ricorda che non ha mai riso prima, quindi non lo farà neppure ora, poi mi tranquillizza dicendomi: non ti preoccupare inutilmente perché al momento il processo che ti riguarda è stato sospeso. Ho assunto, mi dice, l’indicazione di lasciare del tutto la postazione, ma di tenermi pronta per una entrata improvvisa quando divenisse opportuna.
Avrei voluto dirgli, vai a fare l’entrata da un’altra parte, ma mi fermo sul suo sguardo, ormai sempre più intimo, dovuto alla massa di in.form.azioni che mi ha trasferito in DACS, dati rivoevosofici significativi accumulati con.scienza.
“La Rivoevosofia insegna che i DACS sono tutto quello che serve in questo universo per evolversi energeticamente come individui e questa somma di conoscenza non ha nulla a che fare con i prodotti di massa per ottenerla, sul tipo della genialità, l’intelligenza, la capacità, il potere e l’importanza personale della grandezza dell’io. Il software rivoevosofico è del tutto assente dal duplice sistema merito e demeritocratico, perché impone ad ogni fattore l’evoluzione e mai l’errore e anche se non si tratta della stessa logica, si allinea all’idea della sezione scientifica dell’MCS, che vive di rivelazioni che obnubilano tutto quello che viene paventato in precedenza”.
Avrò tempo per sviluppare tutti i derivati dovuti alla sua presenza e al suo contatto. Quello che devo considerare riguarda il toto degli eventi che hanno portato a questa sua tipologia di interruzione, quindi tutto quello che l’ha determinata. Dentro questo sacco si trovano DACS pesanti, perlomeno quanto la massa prodotta da una stella di neutroni e avrò un bel daffare per alleggerirli fino ad una densità commestibile come quella del pianeta dal quale sono derivato.
Avrò sicuramente a che fare con i geni regolatori e con il centralinista Pilotta del CEG, consorzio energetico geni, che ovviamente avranno già assunto la comunicazione in diretta energetica, ma come vi ho accennato tra non molto arriverà un post sulla prima telefonata fatta al centro con il divertente e attrattivo dialogo avuto con il centralinista Pilotta. Fu molto divertente l’evento di questa prima chiamata ed iniziò una conoscenza che proseguì poi in altre successive telefonate. Sarebbe oltremodo delizioso portare questo materiale al teatro con dialoghi professionali ben elaborati.